Valutazione della colonizzazione della pelle e posizionamento del dispositivo di accesso vascolare

RIFERIMENTI ARTICOLO

Tipo di pubblicazione: case report
Titolo: Evaluation of Skin Colonization And Placement of vascular access device Exit sites (ESCAPE Study)
Autore: N L Moureau et al
Congenital anomalies of superior vena cava and their implications in central venous catheterization
Rivista: Journal of Infection Prevention 2019, Vol. 20(1) 51–59
DOI. 10.1177/1757177418805836


ARGOMENTO

Infezioni catetere-correlate

PERCHÉ QUESTO ARTICOLO

La scelta del sito di impianto di un dispositivo di accesso venoso ha certamente un impatto sul rischio infettivo. Questo studio offre alcune spiegazioni di ciò.

ABSTRACT

Background: I microrganismi cutanei possono contribuire allo sviluppo delle infezioni correlate ai dispositivi di accesso vascolare (VAD). Il tipo e la quantità di microrganismi cutanei di base variano da un sito all’altro del corpo, ma ci sono poche evidenze sulla scelta del sito VAD.

Obiettivo: Confrontare i microrganismi presenti in diversi siti corporei utilizzati per l’inserimento di VAD e comprendere l’effetto delle medicazioni trasparenti sulla microflora cutanea.

Metodi: Lo studio osservazionale ESCAPE consisteva in tre fasi: (1) tamponi cutanei di quattro siti (collo medio, collo base, torace, braccio superiore) di 48 pazienti ospedalieri; (2) tamponi cutanei di cinque siti corporei (collo medio, collo base, torace, braccio superiore, braccio inferiore) di 10 volontari sani; e (3) tamponi cutanei accoppiati (n = 72) sotto e all’esterno di medicazioni trasparenti di 36 pazienti ospedalieri (16 collo medio/base, 10 torace, braccio superiore). Sono stati raccolti campioni per 72 ore, sono state identificate le specie e sono state contate le unità formanti colonie (CFU). La regressione logistica ordinaria ha confrontato le categorie di UFC tra le variabili di interesse.

Risultati: Il torace e la parte superiore del braccio sono stati significativamente associati con un minor numero di microrganismi rispetto al collo o all’avambraccio (odds ratio [OR] = 0,40, intervallo di confidenza del 95% [CI] = 0,25-0,65, P < 0,05). I livelli di CFU sotto medicazioni trasparenti non erano significativamente diversi dall'esterno (OR = 0,57, 95% CI = 0,22-1,45). Gli stafilococchi erano predominanti in tutti i siti. Altri fattori predittivi significativi (P < 0,05) di un conteggio di UFC più elevato sono stati il ricovero prolungato in ospedale e lo stato medico-chirurgico del paziente. Discussione: Il carico di microrganismi cutanei era significativamente più basso nella parte superiore del braccio o del torace, rispetto al collo medio o alla base del collo. Ciò può avere un impatto sulla selezione del sito VAD e sul conseguente rischio di infezione.

COMMENTI

Il contributo offerto da questo studio è interessante nelle conclusioni relative al diverso tasso di colonizzazione della cute in base al distretto anatomico studiato.

Si è avuta un ulteriore conferma che il distretto toracico e quello del braccio presentano una colonizzazione inferiore rispetto al collo o all’avambraccio (attenzione quindi alle cannule lunghe lasciate a dimora per tempi protratti).

Quello che ci convince meno è il reperto del conto delle unità formanti colonie, risultante uguale tra la cute sottostante la medicazione semipermeabile trasparente e quella esterna.

Ciò per una questione di metodo utilizzata.

Sappiamo che anche quando la cute è disinfettata con un antisettico prima dell’impianto di un dispositivo di accesso vascolare, essa non è mai sterile perché alcuni microrganismi (pochi, se la disinfezione è fatta bene con il giusto antisettico e i giusti strumenti) rimangono su di essa e negli strati sottostanti ed essi; questi immediatamente dopo la detersione della cute, cominciano risalire vero la superficie colonizzandola nuovamente.

Se la cute è umida, sporca di sangue o di secrezioni, si crea un habitat favorevole alla replicazione di quei microrganismi che si moltiplicano molto velocemente aumentando il numero di unità formanti colonie e quindi il rischio infettivo che è collegato ad esso. La qualità della medicazione semipermeabile trasparente, espressa soprattutto dalla sua traspirabilità (indice MVTR) condiziona fortemente l’umidità dell’area sottostante ad essa. Una membrana poco traspirante favorisce la colonizzazione batterica e quindi aumenta il rischio infettivo.

Torniamo allo studio della Moreau.

In ognuno dei pazienti del gruppo 3, quello in cui si è rilevata la differenza in unità formanti colonie tra la cute coperta da medicazione e quella scoperta, si è fatto un tampone subito dopo la rimozione della membrana ed uno immediatamente all’esterno di essa per un totale di 72 campioni e non si sono rilevate differenze statisticamente significative tra essi.

Non c’è nessun dettaglio relativo al grado di traspirabilità della membrana utilizzata né all’intervallo di tempo tra le medicazioni eppure entrambi questi dati, come prima spiegato, sono essenziali per arrivare a delle conclusioni certe.

Infatti se il cambio della medicazione era eseguito ogni tre giorni, c’era da aspettarsi una cute colonizzata nella stessa quantità sotto e all’esterno della medicazione per lo svanire dell’effetto del disinfettante.

La questione è ancora meno chiara perché lo studio non da spiegazioni poi sull’apporto, in termini di colonizzazione, da parte dell’ambiente circostante il paziente che, in ospedale, è risaputo essere particolarmente ricco di microrganismi.

I risultati concernenti il tipo di colonizzazione erano allineati con quelli della letteratura disponibile e quindi i microrganismi predominanti erano lo Stafilococco epidermidis e l’aureus nelle regioni del collo e del torace. Sulle braccia notevole la presenza anche dello S. haemolitycus.

Inoltre lo studio ha spiegato, avendo rilevato una minor contaminazione dell’area toracica, perché i dispositivi impiantati sul torace presentano un minor rischio di sepsi ematica anche se paragonati a quelli impiantati alla base del collo.

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