RIFERIMENTI ARTICOLO
Tipo di pubblicazione: Metanalisi
Autore: F. Pinelli et al.
Titolo: Infection of totally implantable venous access devices: A review of the literaure. JVA (2018) Vol 19(3) 230-242
ARGOMENTO
Accesso venoso centrale a lungo termine in pediatria
PERCHÉ QUESTO ARTICOLO
Che gli accessi venosi a lungo termine siano sempre più utilizzati nella pratica clinica è una certezza, ma è altrettanto chiaro che proprio per questo motivo è necessario conoscerli tutti meglio anche per quanto riguarda le loro complicanze. Prime fra tutte quelle infettive, che nell’immaginario comune sembrano essere quasi inesistenti con i sistemi totalmente impiantabili.
Il merito di questo articolo è quello di aver rivisto la letteratura recente su questo argomento, chiarendo molti dubbi al lettore che, dopo averlo letto, saprà certamente orientarsi meglio davanti ad un paziente con questa complicanza.
ABSTRACT
I dispositivi per accesso venoso totalmente impiantabili, o port, sono essenziali nella gestione della terapia di quei pazienti che richiedono una terapia endovenosa intermittente a lungo termine.
Questi dispositivi garantiscono l’infusione sicura della chemioterapia, le trasfusioni, la nutrizione parenterale così come i ripetuti prelievi ematici. Minimizzando la necessità di accessi venosi frequenti, essi inoltre migliorano la qualità di vita del paziente.
Cionondimeno essi non sono scevri da complicanze.
Tra esse, l’infezione è quella più rilevante, impattando sulla morbidità e sulla mortalità sia nel setting assistenziale ospedaliero che in quello ambulatoriale – e fa crescere i costi sanitari. La conoscenza della patogenesi e dei fattori di rischio per le infezioni associate ai dispositivi per accesso venoso totalmente impiantabili è cruciale per prevenire tale condizione adottando bundle di impianto appropriati e bundle di gestione basati sulle migliori evidenze possibili.
La diagnosi precoce ed il rapido trattamento dell’infezione sono di enorme importanza. Nel momento in cui compare un’infezione correlata ad un dispositivo per accesso vascolare, si dovrebbe rimuovere il dispositivo o adottare un approccio conservativo nel trattamento di questa complicanza. Sia per la prevenzione che per la terapia, il lock antimicrobico è un argomento su cui si dibatte e esso costituisce un terreno per futuri studi clinici.
Questo articolo analizza le evidenze attuali in termini di epidemiologia, patogenesi e fattori di rischio, diagnosi, prevenzione e sul trattamento delle infezioni correlate ai dispositivi di accesso venoso totalmente impiantabili.
CONCLUSIONI
L’articolo induce a delle riflessioni profonde sull’uso dei port.
Da un lato è vero, che con il loro uso alcune complicanze sono minimizzate rispetto ad altri dispositivi usati per lo stesso scopo e che essi garantiscono la conservazione dell’estetica migliore del paziente così come permettono loro di eseguire tranquillamente tutte le attività fisiche quotidiane, ma allo stesso tempo non sono scevri da complicanze precoci e tardive tra le quali l’infezione è la più frequente ed anche la più temibile.
Di conseguenza, le misure preventive delle infezioni sono d’importanza essenziale.
Le linee guida cliniche raccomandano fortemente l’uso di bundles specifici per la prevenzione delle infezioni da adottarsi sia al momento dell’impianto che durante la gestione.
Un bundle ideale dovrebbe comprendere l’impianto eseguito in un ambiente dedicato, l’appropriata igiene delle mani, l’antisepsi cutanea con la clorexidina al 2%, le massime precauzioni di barriera, la venipuntura ecoguidata, la giusta scelta dei sito anatomico di impianto e la chiusura della cute con la colla chirurgica. Un bundle ideale di gestione invece, dovrebbe comprendere oltre l’igiene delle mani, l’utilizzo di guanti sterili e l’antisepsi cutanea con clorexidina al 2% prima di posizionare l’ago di Huber; la stabilizzazione dell’ago di Huber con una medicazione semipermeabile trasparente; la gestione asettica della linea infusionale compresa una procedura per lo scrubbing appropriato dell’hub e/o l’uso di cappucci disinfettanti sopra l’hub; la rimozione/sostituzione dell’ago di Huber entro una settimana.
La pietra miliare per una diagnosi precoce, accurata e costo-efficace è l’adozione della tecnica chiamata DTP (Differential Time to Positivity) così come è obbligatorio un trattamento rapido dell’infezione con terapia antibiotica e rimozione del port in caso di infezione da S. aureus, Gram-Negativo o Candida laddove invece, in infezioni non complicate causate da altri microrganismi, può essere presa in considerazione una strategia conservativa con trattamento antibiotico e ALT (antimicrobial lock therapy).